Chamanna Cluozza

Quando anche la verdura fresca si fa una passeggiata – la capanna di montagna sostenibile e coerente

Da tre anni Nicole e Artur Naue gestiscono l’unica capanna all’interno del Parco Nazionale. Con il loro team composto da quattro persone, oltre 50 volontari e grazie a una strategia per la sostenibilità attuata in modo sistematico, attirano ogni anno oltre 6000 ospiti. La Chamanna Cluozza rientra tra i rifugi più frequentati della Svizzera.

Il progetto in breve

  • Gestione dell’unica capanna nel Parco Nazionale
  • Quattro dipendenti e circa 50 volontari
  • Zernez/GR

Franziska Heidenreich e i due figli Benjamin e Nina raggiungono leggermente sudati la Chamanna Cluozza a 1891 m slm. La guardiana Nicole Naue li accoglie cordialmente con un bicchiere di sciroppo alle erbe. I tre nuovi arrivati iniziano subito a svuotare i loro zaini, ma non per indossare una maglietta pulita. No, dallo zaino spuntano due teste di insalata, bietole, un broccolo e qualche carota. «Fantastico, possiamo usare tutto per la cena di stasera», si rallegra Nicole riponendo tutto su un vassoio. La scena si ripeterà altre volte con nuovi ospiti. Non è infatti un caso che gli escursionisti portino con loro verdura o frutta fresca, bensì lo fanno su idea dei guardiani. A valle, all’inizio della salita per la capanna, c’è un apposito frigorifero che il guardiano Artur Naue rifornisce ogni giorno con prodotti di fornitori regionali.

Quasi tutti i prodotti alimentari provengono dalla regione

«La regionalità occupa un posto particolare nella nostra strategia per la sostenibilità. Acquistiamo praticamente tutti i prodotti da circa 15 fornitori engadinesi e della Val Monastero. Ma è importante che anche gli ospiti possano dare il loro contributo portandoci, se lo desiderano, i prodotti freschi che trovano nel frigorifero», racconta Nicole aggiungendo, «in questo modo possiamo trasportare circa tre tonnellate di materiale senza generare emissioni di Co2 ed evitare quattro voli di elicottero all’anno.» Di conseguenza chi vuole rinfrescarsi con una coca-cola dopo la ripida salita rimane deluso: «evitiamo consapevolmente di proporre bibite analcoliche, dato che dovremmo farle arrivare in elicottero e poi riportare a valle le bottiglie vuote nello stesso modo, il che richiederebbe a sua volta circa quattro voli», aggiunge il guardiano Artur Naue, «in cambio ogni giorno offriamo diversi tipi di sciroppo stagionale, come ad esempio lo sciroppo al gusto di coca-cola del giardino del castello di Zernez o, in sintonia con il luogo, quello alle gemme di larice.»

  • «Un tasso di occupazione dell’87 per cento circa: una cifra impressionante che mostra con quale passione Nicole e Artur gestiscono la Chamanna Cluozza. Ma la coppia dimostra soprattutto sostenibilità e successo economico possono andare di pari passo, anche in luoghi così remoti.»

    Membro della giuria Roland Schegg

Nuovo inizio dopo la ristrutturazione

Sono esempi impressionanti che dimostrano che la famiglia Naue prende sul serio la sostenibilità. Quando nel 2022 il proprietario della capanna, ossia il Parco Nazionale Svizzero, ha risanato a fondo l’edificio costruito oltre 100 anni prima, è stata elaborata anche una strategia per la sostenibilità. «La famiglia Naue dà attuazione a questa strategia più di quanto avremmo mai potuto mettere su carta», racconta Ruedi Haller, direttore del Parco Nazionale Svizzero, «gli ospiti apprezzano questo aspetto e, oltre da quello ecologico, le cose funzionano bene anche dal punto di vista economico.»

Gestire l’afflusso di ospiti con spirito di squadra

Gli affari vanno così bene che durante la breve stagione di cinque mesi il team della capanna accoglie circa 6000 ospiti. Questo rende la Chamanna Cluozza uno dei rifugi più apprezzati della Svizzera. Essendo aperta per soli cinque mesi all’anno, con i suoi 61 posti letto raggiunge un tasso di occupazione pari a circa l’87 per cento. Molti alberghi in città possono solo sognare cifre del genere! Il team di quattro persone può gestire il numero di ospiti solo grazie all’aiuto di circa 50 volontari: si tratta di appassionati della capanna che per qualche giorno desiderano dare uno sguardo dietro alle quinte collaborando nella preparazione delle molte specialità fatte in casa. In primo piano vi è la voglia di vivere una nuova avventura, ma il fattore più importante è il senso di coesione.

La cucina è in fermento: due persone lavano i piatti, un’altra prepara un tagliere per l’aperitivo, un’altra tagliuzza la bietola appena raccolta, un’altra ancora prepara gli stampi per gratin. Più tardi 60 ospiti affamati gustano i pizzoccheri gratinati con bietola. Tra loro vi sono anche Franziska e i suoi figli, visibilmente soddisfatti: «Quando facciamo una gita nel Parco Nazionale i miei figli lasciano sempre un po’ di spazio nello zaino pensando al frigorifero. Il fatto di poter portare della verdura alla capanna rende l’esperienza nel Parco Nazionale ancora più speciale.»

Testo e immagini: Alexandra Rozkosny
Video: Daniel Farrèr, Filmwerft

Publiccato a luglio 2025